giovedì 24 marzo 2011

Kader Abdolah IL MESSAGGERO

Dopo un pomeriggio tra blog di relazioni pubbliche mi occupo del mio.
Ecco un altro libro che, nonostante non sia proprio il mio genere, devo ammettere di aver apprezzato, almeno in alcuni aspetti è stato illuminante.
Forse troppo biblico, troppo epico, ma mi ha fatto notare ancora una volta come ogni credo religioso riporti sempre agli stessi principi, tutte le religioni poggiano sulle medesime basi.
Il racconto è incentrato completamente sulla figura di Maometto, o meglio, Muhammad ...




Titolo originale: The boodschapper
Prima edizione: Uitgeverij De Geus B.V., Breda, 2008
Edizione italiana: Iperborea 2010

 La trama:

Tra i grandi imperi del medio oriente sopravvive una società chiusa e tradizionalista, seminomade, che venera idoli e falsi dei.
Zayd Ibn Thalit è un giovane schiavo come tanti fino a che non incrocia la strada di Muhammad, il messaggero.
Questo libro racconta del lungo viaggio di Zayd sulle tracce della vita di Muhammad, tra bazar, mercati e taverne della Mecca.
Un puzzle composto dai ricordi di chi ha conosciuto Muhammad-uomo, e che rivela una figura misteriosa, un profeta rivoluzionario che soffre le pene del suo popolo. Abdolah da voce a poeti, critici, astronomi, viandanti, donne, che raccontano gli eventi a modo loro, ognuno con i propri occhi, dando un’anima alla storia.
Un’atmosfera delicata, dal sapore speziato d’oriente, dai suoni soavi e dai colori accesi di una Mecca da “mille e una notte”.
Un racconto suggestivo, scandito dal ritmo delle sure del corano e delle poesie amate da Muhammad.
In una mecca di violenza e arretratezza, che offriva le figlie femmine in sacrificio, che sfruttava i bambini come schiavi e che non aveva rispetto per la dignità dell’essere umano si erge Muhammed, voce di Allah, che con caparbietà e coraggio porta l’Islam alla conoscenza del mondo.

“Poi viaggiai giorno e notte fino agli estremi confini del paese alla ricerca di altri testi. Ascoltai e annotai. Dopo sette mesi tornai con tre cammelli carichi. Il carico consisteva in pergamene su cui i testi del corano erano scritti, in grandi ossa di cammello su cui i brani erano incisi, in stoffe su cui le parole erano ricamate e in frammenti di legno su cui molte frasi erano intagliate.
Una volta a casa andai nella mia stanza e chiusi la porta. Non uscii per un anno intero, finché non ebbi ultimato il Corano.”


Kader Abdolah (Arak, Iran 1954) è lo pseudonimo di Hossein Sadjadib Gaemmaghami Farahani, nome che dotta in onore di un compagno di lotta del movimento clandestino, assassinato dal regime degli ayatollah.
Cresciuto tra valore e tradizione, Abdolah studia fisica presso l’università di Teheran impegnandosi come militante nei movimenti studenteschi.
Conduce una vita da esiliato: perde un fratello ed è costretto ad abbandonare il Paese per rifugiarsi prima in Turchia poi in Olanda dove è accolto come rifugiato politico.
Nel 1993 esce finalmente il suo primo libro in olandese De Adelaars ("Le aquile") nel quale racconta la sua esperienza di esiliato e per cui riceve il premio De Gouden Uil come opera d'esordio più venduta.
Ultima pubblicazione Het huis van de moskee ("La casa della moschea") in cui descrive uno spaccato della vita quotidiana in Iran, a cavallo tra la caduta del regime dello Scià e la nascente repubblica islamica.
Abdolah è stato votato come secondo più grande scrittore dei Paesi Bassi di tutti i tempi. 

Nessun commento:

Posta un commento